Dott. Francesco Cacciola Neurochirurgo
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Troverete qui alcune domande frequenti su cosa sono le ernie del disco, che disturbi danno e come si trattano

Cos’è l’ernia del disco?
Per capire che cos’è l’ernia del disco dobbiamo prima cercare di capire in maniera semplice la struttura della colonna vertebrale, o spina dorsale, di cui i dischi fanno parte. 
La spina dorsale è essenzialmente costituita da ossa (vertebre) impilati uno sopra l’altro, che per rimanere mobili sono uniti fra di loro con delle articolazioni e dei dischi intervertebrali. Il disco, che si frappone fra una vertebra e l’altra e che è di natura elastica, funge non solo da connessione fra le vertebre, permettendo la mobilità fra di loro, ma anche da ammortizzatore. La colonna vertebrale regge infatti tutto il peso della metà superiore del corpo sia nella posizione eretta, o in piedi, sia nella posizione seduta. Questo significa che abbiamo quindi costantemente delle forze di rotazione e di compressione che agiscono dall’alto verso il basso della colonna e che quindi si trasmettono alle vertebre e ai dischi e vengono da quest’ultimi attutite. 
Per capire cos’è l’ernia del disco dobbiamo vedere un po’ più da vicino la struttura del disco che è costituito fondamentalmente da un anello duro elastico esterno e da un nucleo interno morbido.  
Quando si verifica un’ernia del disco succede che l’anello duro elastico che contiene al suo interno il nucleo morbido, si lacera in un punto con fuoriuscita del materiale morbido verso il canale spinale o comunque in vicinanza dei nervi spinali. 
A seconda di quanto è grande la quantità di materiale che fuoriesce dal disco e dell’eventuale compressione che causa sui nervi, possiamo avere la comparsa di sintomi che sono essenzialmente dolore e nei casi più gravi anche una certa perdita di forza alle braccia o alle gambe. 

Prima di parlare dei sintomi dell’ernia del disco, quali sono le cause, perché viene l’ernia del disco e a chi?

L’ernia del disco è più spesso il risultato di una graduale usura e lacerazione collegata all’invecchiamento, chiamata degenerazione dei dischi. Con l’invecchiamento i dischi intervertebrali perdono parte del loro contenuto di acqua, il che li rende meno flessibili e più inclini allo strappo o alla rottura anche con uno sforzo o torsione minore.
La maggior parte delle persone non è in grado di identificare la causa esatta dell’ernia discale per cui non si può fare un collegamento chiaro fra, per esempio, l’attività lavorativa e la possibilità di sviluppare un’ernia. Spesso chi fa dei lavori pesanti attribuisce l’ernia al lavoro, ma uno studio importante fatto diversi anni fa ha mostrato come, per esempio, la pressione all’interno del disco lombare sia più grande nella posizione seduta che non nella posizione eretta, per cui è difficile identificare delle cause. 
Sappiamo poi che c’è una certa predisposizione a sviluppare delle ernie, alcune persone hanno dei dischi più deboli e che invecchiano prima di altre e questa predisposizione viene spesso ereditata.
 Raramente un evento traumatico come una caduta o un colpo alla schiena può causare un’ernia discale e questa è generalmente la causa nelle rare ernie del disco degli adolescenti.


Quali sono quindi i sintomi causati dall’ernia del disco e come si fa la diagnosi ? 
La gravità dei sintomi causati da un’ernia del disco può variare da zero, ovvero la completa assenza di sintomi, fino alla paralisi. 
E’ infatti importante iniziare dicendo che avere un’ernia non significa avere necessariamente un problema. Sono molto frequenti i casi in cui sono presenti delle ernie del disco senza che queste diano alcun sintomo. Chiamiamo queste ernie “asintomatiche” e ciò vuol dire che non necessitano di nessuna cura o ulteriore attenzione particolare. 
Le ernie, invece, che causano sintomi, ovvero le ernie sintomatiche, danno dei sintomi che dipendono innanzitutto dalla loro localizzazione, ovvero, dal distretto della colonna vertebrale in cui compaiono. Distinguiamo, infatti, due grandi gruppi di ernie e cioè le ernie lombari, ovvero della parte bassa della colonna vertebrale e le ernie cervicali, ovvero della parte alta della colonna vertebrale che costituisce la parte fondamentale del collo. 
A questo punto è giustificata la domanda di cosa succede con la parte toracica e cioè quella parte della colonna che sta fra il collo ed il tratto lombare e che è la struttura portante della gabbia toracica. Come dice già il nome, la gabbia, o cassa toracica, che è costituita dalla colonna, dalle coste e dallo sterno anteriormente e protegge i polmoni ed il cuore, è una parte del tronco molto meno mobile. Questa minore mobilità della colonna toracica e la presenza delle coste e dello sterno che fanno si che le forze di compressione e rotazione sono più distribuite, riduce la pressione sui singoli dischi toracici e con ciò anche la possibilità che si verifichi un’ernia. Le ernie toraciche sintomatiche rappresentano infatti meno del 1% di tutte le ernie per cui cerchiamo di approfondire in questa sede soprattutto le ernie cervicali e dorsali. 
Il sintomo più frequente con il quale si presenta un’ernia del disco è il dolore. Ma bisogna dire subito che il solo mal di schiena o dolore cervicale da soli non bastano per farci pensare alla presenza di un’ernia del disco. Una parte fondamentale e spesso indispensabile per poter dire che ci troviamo di fronte a una verosimile ernia del disco sintomatica è il dolore che irradia nel braccio o nella gamba. La classica sciatica, ovvero quel dolore lancinante che va giù nella gamba a mò di scosse elettriche, spesso, anche se non sempre, è un segno tipico di un’ernia discale lombare. 
Abbiamo lo stesso fenomeno a livello della colonna cervicale dove il dolore si irradia nel braccio fino ad interessare uno o più dita della mano. 
Al dolore si possono poi associare in maniera più o meno frequente, e a seconda della gravità dell’ernia, delle alterazioni di sensibilità tipo formicolio e delle  perdite di sensibilità con senso di intorpidimento ed addormentamento di zone più o meno estese del braccio o della gamba. Parliamo infatti generalmente di un evento unilaterale in quanto molto raramente un’ernia del disco causa dolore contemporaneamente in entrambi le braccia o gambe. 
Oltre al dolore ed al cambiamento di sensibilità abbiamo infine nei casi più gravi la possibilità di perdita di forza di uno o più gruppi muscolari. 
Quando ci troviamo di fronte a questi sintomi, per confermare il sospetto di ernia del disco bisogna fare una risonanza magnetica della colonna o una TAC che fanno vedere innanzitutto se c'è l'ernia, quanto è grande e dove è localizzata esattamente. 

In questo ampio spettro di sintomi che può dare l’ernia del disco e che va dal semplice dolore fino alla perdita di forza, come possiamo decidere se farci vedere da un medico e con quale urgenza?
Un attacco di mal di schiena puro, cioè senza irradiazione nelle gambe o nelle braccia, ovvero il classico colpo della strega, non ci deve far preoccupare più di tanto. Sappiamo che attorno al 80% della popolazione sviluppa un tale problema almeno una volta nella vita. Se il dolore persiste poi per diverse settimane, in genere si prendono 4 settimane come limite, allora dobbiamo andare più a fondo della situazione per evitare di trascurare un problema più serio. 
Lo stesso vale per l'attacco di mal di schiena o male al collo associato a dolore lancinante che si irradia nel braccio o nella gamba. Se si verifica questa situazione, la probabilità di essere di fronte ad un'ernia aumenta notevolmente. Finchè il dolore non si associa ad un problema ulteriore, tipo alterazione della sensibilità, o perdita di sensibilità, o addirittura perdita di forza, possiamo anche in questo caso rimanere abbastanza tranquilli. Sappiamo infatti che la maggior parte di sintomi dolorosi causati da ernie si risolvono nel giro di uno, due mesi ed è spesso sufficiente in quel periodo praticare una buona terapia antidolorifica, magari associata a trattamenti fisioterapici del caso. 
Ci dobbiamo invece preoccupare, o meglio cercare l'attenzione di un medico con  urgenza, quando ci troviamo di fronte a perdite di forza di uno o più gruppi muscolari. Fenomeni tipo il piede cadente, ovvero l'impossibilità di piegare verso l'alto il piede che compare all'improvviso ed è generalmente associato a dolore, è abbastanza tipico dell’ernia lombare. Non sempre in questi casi l'intervento chirurgico può ripristinare la forza, ma di certo conviene farsi vedere con urgenza da uno specialista. Lo stesso vale per sintomi tipo perdita di sensibilità nelle parti intime, associato o meno a un'incapacità di svuotare la vescica. Quando compaiono questi sintomi generalmente siamo di fronte a un'ernia discale massiva e se non si interviene in tempo possiamo avere gravi danni neurologici anche permanenti. 

Domande riassuntive

L'ernia del disco è legata al tipo di lavoro che si fa?
Generalmente no ma dipende piuttosto da una predisposizione propria ad avere dischi più deboli. 
Se mi trovano una o più ernie con una Risonanza Magnetica o TAC significa che ho bisogno di un trattamento particolare a riguardo?
No, tante ernie sono asintomatiche e deve essere il medico a decidere se i propri sintomi sono dovuti all'ernia. 
In che circostanze bisogna cercare un medico o recarsi al Pronto Soccorso con urgenza ?
In tutti i casi in cui compare una perdita di forza , anche senza dolore, o un'alterazione della sensibilità bisogna farsi vedere da un medico con urgenza.



Trattamento delle ernie del disco

Nel caso in cui ci troviamo di fronte a un'ernia discale sintomatica con mal di schiena e dolore nella gamba o nel braccio, qual'è il trattamento?
Prima di parlare del trattamento più adeguato per un'ernia discale conviene spendere qualche parola su quello che viene definito la “storia naturale” dell’ernia del disco. Sappiamo da diversi studi osservazionali che la maggiorparte dei casi di dolore da ernia del disco si risolvono nel giro di uno-due mesi. In questo periodo il dolore può essere, e spesso lo è, anche molto intenso, ma l'intensità del dolore non ci dice se l'ernia in soggetto non si risolve da solo o no. 
Parlando di risoluzione del dolore da ernia non intendiamo ciò che comunemente e spesso viene definito come “l'ernia che rientra”. Le ernie, una volta che il materiale polposo del nucleo del disco è fuoriuscito attraverso l'anello esterno, non rientrano. Ma ciò che succede è piuttosto che si “seccano”, ovvero il materiale fuoriuscito viene gradualmente riassorbito dal corpo fino a non dare più fastidio. Esiste anche una condizione che chiamiamo protrusione discale in cui l'anello discale esterno si è indebolito e cede strutturalmente sporgendo verso una radice comprimendola, senza che tuttavia si verifica la fuoriuscita del materiale polposo. Queste condizioni spesso possono dare luogo a quadri di dolore che si manifestano in maniera episodica a seconda di quanto è grande la pressione del disco sul nervo e quanto quest’ultimo è più o meno irritabile. 
Tenendo conto quindi del periodo di uno-due mesi in cui la maggiorparte di ernie si risolvono, generalmente non consigliamo un intervento chirurgico in questo periodo iniziale. Quello che bisogna fare è dare un'adeguata terapia antidolorifica e consigliare al paziente di evitare sforzi particolari mantenendosi tuttavia abbastanza mobile. Sappiamo, sempre da studi osservazionali, che rimanere fermi al letto fa più male che bene, perchè stando fermi i muscoli, già contratti come fenomeno di protezione, si contraggono ancora di più, innescando con ciò spesso un vero e proprio circolo vizioso. Per muoversi in questo periodo acuto può infatti anche essere utile il lavoro con un fisioterapista che aiuta a fare dei movimenti decontratturanti. 
Un'altro elemento di terapia antidolorifica in questo periodo acuto è rappresentato dalle infiltrazioni spinali. Le infiltrazioni possono essere utili sia nel caso acuto che in quello cronico e nel caso dell'ernia possono permettere di portare il farmaco, cortisone, ozono o quello che sia, direttamente nel distretto interessato, aiutandoci cosi ad evitare potenzialmente di dover assumere grandi dosi di antidolorifici per bocca o altre vie prima di arrivare al punto interesato. 
Se con l'adeguata terapia antidolorifica e la fisioterapia il dolore non passa dopo uno-due mesi, esiste un'indicazione all'intervento chirurgico. Occorre ricordare qui che questo vale nei casi in cui abbiamo soltanto dolore associato o meno a perdita o alterazioni di sensibilità, la situazione è diversa nei casi dove esiste anche una perdita di forza. In quei casi lo specialista dovrà valutare se è il caso o meno di intervenire più tempestivamente. 

Quali sono i trattamenti chirurgici che oggi abbiamo a disposizione per affrontare un'ernia del disco?

Nel caso di un'ernia del disco vera, ovvero dove si è verificata l'espulsione o la sporgenza di materiale polposo nel canale spinale o comunque in contatto con un nervo, la sola terapia efficace è la rimozione del frammento che comprime il nervo. Bisogna dunque praticare un'apertura, più o meno grande nella schiena tramite un taglio, giungere alla colonna vertebrale e li praticare un'altra apertura della struttura ossea per raggiungere il frammento offendente ed il disco. 
Nei casi di ernie lombari l'intervento si pratica tramite un taglio posteriore, nel caso delle ernie cervicali, invece, l'approccio alla colonna vertebrale è per via anteriore. Viene effettuato un taglio su un lato del collo e spostando le strutture del collo, come la tiroide, la trachea e l'esofago si giunge sulla faccia anteriore della colonna cervicale. Viene quindi rimosso il disco fino a giungere nel canale spinale e quindi rimuovere l'ernia che preme sulle radici o sul midollo spinale. 
La sostanza dell'intervento è sempre quella e basandoci su quello che ci dicono gli studi in letteratura, non ha una rilevanza particolare se per fare questo si fanno dei tagli più o meno grandi, oppure se si utilizza a questo fine un microscopio, piuttosto che un endoscopio o se si usa il laser per tagliare oppure un bisturi tradizionale. E' chiaro comunque che il chirurgo che fa lo stesso intervento con tagli più piccoli e quindi in maniera meno invasiva per il paziente, preferirà adoperare questa strategia, se non altro per la grandezza del taglio di cute sono spesso più soddisfatti con l'intervento miniinvasivo. 

Ogni tanto si sente parlare di nuove tecniche chirurgiche per trattare l'ernia del disco dove, per esempio, non c'è più bisogno di fare dei tagli ma basta introdurre un ago e si aspira l'ernia. Cosa ci può dire a riguardo?

Bisogna dire subito che è ormai da diversi decenni che non viene inventato più niente di veramente nuovo nelle tecniche chirurgiche per trattare l'ernia del disco. Semmai si tratta di piccole innovazioni di tecniche che come tali concettualmente esistono già da tempo. La cosa più importante da capire non è tanto quella di quali tecniche nuove o meno invasive esistono ma soprattutto se la specifica situazione di ernia del disco che ci troviamo di fronte può essere o meno trattata con una particolare tecnica. Questo perchè non tutte le ernie sono uguali e mentre alcune possono essere trattate anche solo con un semplice ago, tanto per intendersi, altre richiedono necessariamente un intervento tradizionale che il chirurgo, a seconda della propria esperienza, potrà eseguire in maniera più o meno invasiva, dovendo comunque pur sempre “tagliare”. 

Quali sono i tempi per un intervento di rimozione di ernia del disco e quanto dura il ricovero e la convalescenza?
L'intervento di rimozione di ernia discale lombare o cervicale raramente dura oltre un'ora. Vi possono essere ovviamente delle varianti più o meno complicate che richiedono tempi operatori più lunghi per una risoluzione sicura ed efficace. Presso la nostra struttura in linea di massima cerchiamo di mantenere i tempi di ricovero più brevi possibili, ricoverando il paziente il giorno prima o il giorno stesso dell'intervento con la dimissione il giorno successivo. 
Una volta dimesso poi il paziente si potrà muovere liberamente, facendo quindi in autonomia tutte le abituali attività quotidiane in casa, evitando sforzi per circa 3-4 settimane. Dopo 4-6 settimane poi potrà tornare al lavoro, a prescindere dal tipo di attività lavorativa che svolge e comunque dopo una visita di controllo in cui ci si accerta che il decorso postoperatorio si è svolto in maniera regolare. 

Quali sono i rischi?

L'intervento di discectomia per trattare l'ernia del disco è diventato oggi in mani esperte un'intervento a basso rischio e viene considerato di routine. 
Il rischio più alto, che si verifica attorno al 10% dei casi che si operano per ernia del disco, è che la risoluzione del dolore non è stata tanto efficace quanto ci si aspettava. Il rimanente 90%, se l'indicazione del chirurgo all'intervento è stata corretta, portano all'obiettivo desiderato, che è generalmente quello della risoluzione del dolore, e senza problemi. 
Ci sono poi i rischi comuni a tutte le operazioni con un circa 5% di rischio di infezione generalmente superficiale e associato a problemi di guarigione di ferita, mentre le infezioni più severe si verificano in meno del 1% dei casi. 
Le complicazioni neurologiche, che spesso e giustamente sono le più temute, si verificano in meno del 0.5% dei casi e sono spesso transitorie o interessano generalmente non più di un gruppo muscolare. Rimanere nella sedia a rotelle, tanto per parlare dello scenario più avverso che ci si può immaginare dopo un tale intervento, è virtualmente impossibile per le ernie del disco lombari proprio per motivi anatomici, mentre rientra nel possibile per l'ernia discale cervicale, essendo però anche in questo caso talmente raro che è difficile fare delle statistiche. 

Domande riassuntive

L'intervento per ernia del disco è da considerarsi un'operazione delicata con la possibilità anche di esiti tragici per cui conviene tenersi il dolore finchè possibile?
In mani esperte è da considerarsi un intervento di routine in cui la buona risoluzione dei problemi è la norma e con un tasso di complicazioni gravi o irreversibili trascurabile. 
Esistono tecniche nuove con le quali si riesce ad evitare un'intervento tradizionale che prevede il taglio e l'apertura per rimuovere l'ernia?
Ci sono diverse tecniche nuove che non prevedono tagli e che trovano la loro indicazione in casi selezionati. Nel caso classico di ernia discale vera, l'apertura resta comunque l'unica soluzione benchè possa essere fatta minimamente invasiva. 
Una volta operato per ernia del disco è possibile tornare a uno stile di vita normale o comunque uguale a come era prima dell'evento?
Generalmente si,  in alcuni casi magari bisogna prendere degli accorgimenti particolari, ma questo va visto nello specifico.
© 2013 Dott.Francesco Cacciola
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